Gli Editoriali di Stefano La Mendola

 

In un paese civile

 

Nella scorsa adunanza alcuni si sono impegnati ad individuare le cause di ciò che abbiamo visto accadere in Consiglio d'Istituto.

Niente di più attinente ad un Istituto scolastico: “Amo la scuola perché è sinonimo di apertura alla realtà. Almeno così dovrebbe essere! Ma non sempre riesce ad esserlo, e allora vuol dire che bisogna cambiare un po’ l’impostazione. Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni. E noi non abbiamo diritto ad aver paura della realtà! La scuola ci insegna a capire la realtà.”…” Gli insegnanti sono i primi che devono rimanere aperti alla realtà …Perché se un insegnante non è aperto a imparare, non è un buon insegnante, e non è nemmeno interessante“[1].

Mi sembra  condivisibile che, specie per un genitore, “Non c'è nulla di più gratificante e importante del dedicarsi al rendere migliore la nostra scuola, più libere e capaci di esprimersi, rafforzarsi, realizzarsi le vostre energie, le vostre intelligenze, la vostra creatività” [2].

Per farlo insieme è indispensabile rendersi conto che “Conoscere le regole significa possedere la cassetta degli attrezzi per costruire, senza le regole si brancola nell’improvvisazione estemporanea, non nell’immaginazione creativa”[3].

Con questi strumenti possiamo impegnarci “E insieme dobbiamo rinnovarci, metterci al passo con i tempi e con le sfide della competizione mondiale. Specialmente in Italia dobbiamo rinnovare decisamente le nostre istituzioni, le nostre strutture sociali, i nostri comportamenti collettivi : in questo paese che amiamo, non possiamo più restare prigionieri di conservatorismi, corporativismi e ingiustizie.” [2].

Non a caso, quindi, “al fine di migliorare costantemente la qualità del servizio, il dirigente deve in particolare: a) assicurare il rispetto della legge, nonché l’osservanza delle direttive generali e di quelle impartite dall’amministrazione e perseguire direttamente l’interesse pubblico nell’espletamento dei propri compiti e nei comportamenti che sono posti in essere dando conto dei risultati conseguiti e degli obiettivi raggiunti;” … “c) nello svolgimento della propria attività, stabilire un rapporto di fiducia e di collaborazione nei rapporti interpersonali con gli utenti, nonché all’interno dell’istituzione e con gli addetti alla struttura, mantenendo una condotta uniformata ai principi di correttezza e astenendosi da comportamenti lesivi della dignità della persona” [4]

Del resto, “I ragazzi del nostro paese si alzano e ti fanno le domande, ti incastrano. Andate in giro per certe scuole d’Italia, dove i ragazzi toccano con mano e la fotografano tutti i giorni la legalità che gli adulti fanno. Loro sono provocatori in questo senso, perché in questi anni sono troppi quelli che hanno scelto la legalità malleabile e sostenibile: se mi conviene rispetto le regole, se non mi conviene me ne faccio un baffo. Capite? I ragazzi ce lo dicono. Quindi la parola legalità deve saldarsi alla responsabilità, che comincia dalle proprie coscienze”…” La democrazia si fonda su due grandi doni: la dignità umana e la giustizia, ma non starà mai in piedi senza una terza gamba che la sorregge e che si chiama responsabilità: quella che chiediamo alle istituzioni, alla politica, a chi ci amministra, ma che dovremmo chiedere a ciascuno di noi. Credo che se c’è una grande riforma da fare in Italia, è un’autoriforma: innanzitutto la riforma delle nostre coscienze”[5].

Potremo quindi comprendere lucidamente, cosa sia degno di un paese che voglia definirsi civile e cosa no.

 


 

[4] Art. 14 Obblighi del dirigente  - Contratto collettivo nazionale del lavoro per il personale dell’area V quadriennio normativo 2006/9. Fonte: Miur

[5] Intervento di Luigi Ciotti alla presentazione del progetto Welcome – Scuola Aperta del 10/10/14