Gli Editoriali di Stefano La Mendola

 

Fiducia conquistata e autostima

 

Il 16 Luglio scorso, Linee Future ha pubblicato una lettera aperta attribuita a 17 docenti della primaria di Catena. Accettando, come sempre, ogni gradito invito ad un confronto aperto e sereno, in cui, spero, il lettore avrà l’onestà di collocare questo intervento, provo, qui, ad analizzare quel documento dal punto di vista di coloro ai quali, non essendo del settore, si dichiara non sia riconosciuto possibile possedere la facoltà di comprendere veramente.

 

Poco importa, nel ragionamento che seguirà, se l’iniziativa della lettera aperta sia stata spontanea, o dettata dalla comprensibile difficoltà a dire di no alla eventuale “gentile richiesta” della stessa preside sul cui capo pendeva una mozione in Consiglio Comunale, poi non accolta dalla maggioranza. Poco conta che alcuni toni vengano giudicati “molto forti e spesso offensivi”, perché, non essendoci riferimenti, nessun commento è possibile. Poco importa, forse, al lettore, che i docenti in questione siano della primaria di Catena, ma conta qualcosa per chi scrive, dato che i suoi figli studiano in quel plesso e, quasi ogni giorno, guarda negli occhi quei docenti, ne conosce il valore professionale, il ruolo nell'Istituto e le opinioni individuali, per via della lunga e reciproca collaborazione.

 

E’ invece importante notare che la lettera descrive una tensione dilagante nell’Istituto, da alcuni mesi e non sufficientemente arginata al suo interno, tanto da coinvolgere le insegnanti, il cui intervento pubblico, a questo punto, è avvertito come necessario, pur riconoscendo che non sono certo le figure istituzionali più opportune a imbrigliare la situazione.

 

Causa dello scompiglio, alcune, non meglio specificate, forti critiche rivolte a Stella Niccolai, donna descritta come professionalmente e umanamente eccezionale, ma non abbastanza, stando al livello di tensione denunciato, da gestirla nell’ambito di un costruttivo confronto dialettico, cui la lettera invita e l’incarico istituzionale (adeguatamente retribuito) la chiamano.

 

Certo, non capita tutti i giorni, con un Consiglio d’Istituto decaduto dopo che Stella Niccolai ha dichiarato “più logica, per opportunità di politica scolastica, che la componente dei genitori si dimetta” [1], che un preside, per risolvere problemi strutturali noti da tempo, ma mai dichiarati alle famiglie, convochi docenti e ATA, ma non si premunisca di consultare i genitori e decida di dislocare alcune classi senza chiedere la loro opinione.

La Niccolai non ha ritenuto opportuno fare di necessità virtù, come ha suggerito l’assessore (e insegnante) Lia Colzi, in Consiglio Comunale [2], proponendo la  misura nella sua accezione di avventura didattica e partecipativa straordinaria, esponendo chiaramente rischi  e opportunità, forte dei risultati positivi riconosciuti dalla cittadinanza al progetto Scuola Aperta. La preside non ha rassicurato i genitori comunicando loro che a vigilare sulla situazione edilizia, al Nannini c’erano (fino a Giugno 2014) anche i genitori della Commissione Edilizia e Arredo del CdI, come ha fatto, in Consiglio Comunale, Anna Ciervo [2], che ha collaborato per anni.

Stella Niccolai non ha considerato l'eventualità che i genitori potessero venire rapidamente a sapere della decisione dal personale ATA e dai docenti che ne erano al corrente, indignarsi (e mi pare il minimo) e chiedere, a quel punto, conto di cosa fosse successo in Consiglio (che la stessa Niccolai ha definito fatti gravi).

Come accaduto in  CdI, la dirigente che mette “sempre al centro il bambino” non ha ritenuto che interpellare le famiglie, metterle al corrente per tempo, dare loro informazioni corrette, complete e verificabili, ascoltarle e interpretarne costruttivamente le espressioni fuori dalle righe, fosse la maniera più naturale e istintiva per evitare, o limitare al massimo la tensione di cui sarebbero poi stati investiti gli alunni e i docenti (ed evitare, anche, che imbarazzanti dichiarazioni verbalizzate in Consiglio tornassero di attualità, alimentando l’indignazione).  Chiamata dai genitori in assemblea a Vignole, sembra abbia mentito sui tempi di realizzazione delle nuove aule, si sia opposta al diritto di parola dei genitori non appartenenti alle classi dislocate e a chi le chiedeva ragione della presenza di un Commissario straordinario al posto del Cdi avrebbe riferito solo che i membri si erano dimessi.

 

Qual è la ragione per cui ci si meraviglia che persone “non del settore” interpretino queste scelte come se Stella Niccolai abbia più timore del confronto, che fiducia nelle proprie capacità professionali e umane? E, poichè tale messaggio è recepito frequentemente, (come vedremo fra poco), qual è la difficoltà a comprendere che esso allarma istintivamente i genitori che percepiscono i figli quotidianamente soggetti alle scelte di qualcuno che dà l’impressione di avere scarsa autostima?

 

Quando la DS realizza di “essere incapace di lavorare secondo il modus operandi” del Presidente del Consiglio d’Istituto [3], non lo convoca nel suo ufficio per definire una linea comune, né lo accusa di alcunché di sbagliato, ma, davanti a tutti, semplicemente “DS dichiara di voler assolutamente trovare un modo per scardinare questo Consiglio” [4]. Ed aveva usato le stesse parole in un altro Consiglio, protagonista un altro genitore, ai tempi del Circolo Didattico. 

Un messaggio d’insicurezza viene percepito forte e chiaro quando il genitore democraticamente eletto alla carica di Presidente del CdI invita i membri a riflettere sulle conseguenze dell’eventuale decadenza del Consiglio, e la dirigente Niccolai, sceglie (sempre davanti a tutti) di portare l’Istituto su questa rotta: “ci dimetteremo tutti noi altri Consiglieri, perché qui siamo all’abbarbicamento ad una carica (densa di responsabilità, accettata su base volontaria e non retribuita, ndr): lei lo fa da solo il Consiglio d’Istituto!” [1]. 

Il timore sembra prevalere sulla fiducia nelle proprie capacità, a livello parossistico, quando di un genitore che poco può capire di scuola, perché non del settore, la Niccolai, titolare dell’Istituto Nannini, dice (sempre davanti a tutto il CdI) le cose seguenti: costui “è presente ad ogni manifestazione, ad ogni incarico e domina, soggiogandolo, tutto l’Istituto, la Direzione ed i docenti” [4]. Ammesso, (ed è impossibile anche secondo le docenti), che uno "non del settore" abbia le capacità e la voglia di farlo, gratis, perché mai DS non sarebbe stata capace di impedirglielo? Quando il presunto autore di tale malefatte le offre la possibilità di ritrattare l'imbarazzante dichiarazione, derubricandola come espressione estemporanea dovuta ad un crollo emotivo che a tutti può capitare [4], Stella Niccolai risponde, depositando a verbale un manoscritto in cui trova falso e diffamatorio parlare di crollo emotivo e si riserva di adire alle vie legali contro chiunque lo faccia [8].  Ma non è tutto: ottanta giorni dopo le dimissioni di quel genitore da ogni carica in CdI, la preside lo convoca ufficialmente per discutere delle dimissioni del Vicepresidente (avvenute sei mesi prima) ed evitare un'impasse delle attività dell'Istituzione scolastica [9].

Stesso irritante messaggio d'insicurezza giunge ai genitori, quando DS, in qualità di presidente del Collegio dei Docenti, consegna al CdI un pronunciamento del Collegio nella forma di un documento ufficioso: il confronto con il verbale della seduta del Collegio, richiesto dai genitori, evidenzierà l’omissione di informazioni fondamentali per la discussione in CdI [4]. 

 

E' inusuale, se non inaudito,  che un DS scelga di non dedicare alcuno spazio ai genitori nel sito d'Istituto, nonostante le loro richieste, risalenti al 2011,  e che quando tali spazi sono creati in autonomia, come il sito che mi ospita, invece che essere riconosciuti come strumenti per mettere al centro il bambino, diffondendo informazioni e cultura, Stella Niccolai dichiara in Consiglio di non approvare questa “sorta di democrazia dal basso che lascia il tempo che trova”. [3]. Risultato: in un Istituto che può vantare tante eccellenze professionali, per riuscire ad esprimersi, genitori "non del settore" sono costretti a realizzare spazi autogestiti [10], dall'impronta e contenuti, perciò, non sempre "istituzionali", ma che diventano, in mancanza d'altro, punti di riferimento per i genitori, mentre vengono genericamente ignorati dall'Istituto, o, peggio, reputati ostili, o dannosi [3], creando tensione e amarezza, di cui fanno le spese  docenti e bambini [11].

Idem per la lettera aperta, dove, per spazzare via ogni tensione o diceria, DS preferisce che a esprimersi siano docenti, che ammettono, con onestà, di non essere titolate a farlo, piuttosto che scendere in campo con un assemblea, o con dichiarazioni ben calibrate pubblicate in rete, in cui spieghi, ad esempio, le ragioni delle scelte qui elencate e in che modo esse hanno contribuito a mettere i bambini "al centro", piuttosto  che i genitori "fuori". Con le capacità umane e professionali che può vantare, che timore ha di non riuscirci? Come risultato, avremo inevitabili mormorii fra tutti quelli che hanno contatto quotidiano con quelle maestre. persone che, istintivamente, sentiranno l'esigenza di schierarsi a favore, o contro e, quindi, divisioni, tensione e amarezza.

I genitori, magari non capiscono, ma guardano e sentono e hanno i figli dentro la scuola.

 

L’Istituto diretto dalla Niccolai è stato forse l’unico della piana che sul suo sito non ha fatto alcun cenno, per coinvolgere e aggiornare i genitori, alla consultazione del Governo sulla buona scuola. Nessun commento, intervento, o cenno sul risultato delle prove INVALSI, in assenza di CdI. Nessuna spiegazione, cenno o riferimento all’obbligo di autovalutazione recentemente introdotto [6], nonostante i genitori siano stati chiamati a compilare i questionari e si siano adoperati per  introdurne i processi, ben prima dell'obbligo di legge.

 

Sono scelte che trasmettono, a chi ascolta, lo stesso messaggio: timore del confronto maggiore della fiducia nelle capacità di gestirlo e della convinzione che sia utile.

 

Non capita spesso constatare che, nei giorni in cui la stampa si occupava della “fratture” (più di una) consumate al Nannini fra dirigente e genitori, (coinvolgendo ed amareggiando i docenti), ad organizzare, (o anche solo a partecipare a) un incontro con esperti di patto educativo e gestione dei conflitti, a beneficio di genitori e insegnanti, non ha pensato la Niccolai, (per il Nannini partecipò solo un genitore), ma Luca Gaggioli, DS dell’altro Istituto quarratino (il Bonaccorso da Montemagno) e autore di una proposta che, tempo fa,  Stella Niccolai definì in CdI “classista e propria di talebani  dell’istruzione, nel cui novero, evidentemente, è da iscrivere qualche collega” [7] (a proposito di toni offensivi).

 

Non è comune, infine, rilevare che, il 10/10/14, alla presenza di varie autorità e di Luigi Ciotti, tra le infinite combinazioni di parole possibili per descrivere la difficoltà del ruolo educatore, Stella Niccolai abbia scelto queste: i ragazzi, “nella pratica, poi, sono a volte indisponenti, a volte sono cattivi, a volte sono sporchi e cercare in loro la parte bella, del progetto di vita che c’è in ogni individuo, a volte è uno sforzo enorme per noi educatori” [5].

Su quest'ultimo tema, in occasione di diverse intrusioni di ignoti nel plesso della secondaria, la dirigente interviene a mezzo stampa sui giovani sospettati. Chi ha ascoltato Luigi Ciotti si sarebbe aspettato un intervento tipo – nella mia attività di educatore, constato ogni giorno quante fragilità debbano affrontare le famiglie, e i giovani ne sono coinvolti. La scuola deve chiedersi se ha fatto tutto il possibile per supportarle e deve cercare nuovi modi per coinvolgere tutta la comunità, nell’intento di evitare che i ragazzi finiscano alla deriva-. Stella Niccolai ha scelto di "metterli al centro", definendoli “ragazzacci” e di chiedere il potenziamento della video sorveglianza.

Questo dà la sensazione che si dia prevalenza agli aspetti negativi più immediati (il vandalismo, i “toni forti e spesso offensivi”), piuttosto che all’istinto di leggere messaggi più sottili e ad aprire il confronto su questi (l"’atto vandalico", le "critiche i contrasti, le polemiche" sono tutti messaggi di richiesta di attenzione).

I genitori non vogliono demonizzare nessuno, anzi cercano una guida per avere la possibilità di esprimersi meglio. Necessitano e meritano di essere sistematicamente ascoltati, e aiutati, pur con tutte le loro ingenuità di comunicazione, senza che debbano ogni volta elemosinare, o conquistare l’attenzione di coloro che, per formazione professionale, hanno le risposte che cercano e sono preposti e retribuiti per darle. Perciò è inutile redarguire le famiglie: occorre indicare loro la strada corretta. Non a caso il ruolo del preside è indicato con il participio presente del verbo dirigere.

 

 

Ma chi può dire se tutto questo sia, o meno, frutto di una personalità eccezionale?  Voglio dire, nella lettera attribuita alle insegnanti c’è scritto che lo è, ma come fanno coloro che non sono del settore a sapere a cosa è chiamato un dirigente, o un istituto scolastico?

E perché avrebbero un qualche interesse ad avanzare richieste e rendiconti e segnali, indicazioni, o sollecitazioni all'indirizzo  di colei, o coloro, che si adoperano mettendo sempre al centro il “bambino”, protagonista del loro lavoro didattico ed educativo?

 

Alla seconda domanda è facile rispondere.

Ogni cittadino dovrebbe avere a cuore i bambini, perché rappresentano il suo futuro e potranno mettere a frutto il suo passato. Chi è genitore mette sempre, (volente o nolente, capace o incapace, consapevole o ignaro), i bambini al centro della sua esistenza, dei suoi affetti e delle sue speranze, 24 ore al giorno, fintanto che vive. Questo va ben al di là di ogni “lavoro didattico ed educativo”, per quanto eccezionalmente meritevole possa risultare (e sono tanti i casi).

Trattando di educazione non si può “mettere al centro il bambino”, se si trascurano le famiglie, perché il  sistema bambino-famiglia è indissolubile. Le famiglie vanno quotidianamente e coerentemente considerate, rassicurate, coinvolte, ringraziate, interpretate, sostenute, rispettate da ogni educatore, non tanto perché altrimenti si fanno sentire, magari con un articolo acceso sul giornale, e non solo perché il ruolo di genitore merita rispetto, ma perché, non essendo del settore scuola, rischiano di smarrirsi e di quello smarrimento viene investito l’alunno, rendendo straordinariamente più difficile ogni efficace intervento educativo e più pesante e insoddisfacente il lavoro dei docenti.

Quella dovrebbe essere, stando al contenuto della lettera, la principale preoccupazione di ogni educatore, non quello che si dice sui giornali di quell’educatore.

Si legge che i docenti sono amareggiati a sentir parlar in un certo modo di certe scelte della DS Niccolai, i cittadini vogliono invece sapere tutto, in merito al se e al quanto siano danneggiati i ragazzi per via di quelle scelte e della scarsità di confronto: sono loro, o no, quelli “al centro”?

Negare l’evidenza di fatti oggettivi, o additare coloro che li raccontano come unici responsabili di tutti i mali, non fa che amplificare la percezione di quel messaggio d'insicurezza e la tensione che ne deriva.

I genitori, “non del settore”, magari davvero non arrivano a capire fino in fondo (qualcuno che ci riesce c’è sempre), ma percepiscono a pelle, quando ci sono quell’attenzione, quel riguardo, quelle cure, quella propensione a scusarsi spontaneamente per gli errori commessi, quella considerazione, autentiche e convinte e, non solo non si indignano, ma partecipano di tutto cuore e aiutano e danno una mano in tutti i modi a loro possibili, perché riconoscenti di ciò che viene fatto per i loro figli.

 

Alla prima domanda, rispondono, giustamente, gli esperti del settore con le leggi, i contratti di lavoro, i regolamenti, e i docenti con il POF (che nella circolare 4321 6/7/15 il Miur definisce “documento fondamentale costitutivo dell’identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche che viene elaborato dal Collegio dei Docenti ed approvato dal CdI”).

Ebbene, in quello dell’ICS Nannini, fra l’altro, si legge: L’Istituto “S’impegna a favorire la collaborazione fra tutte le componenti coinvolte (genitori, istituzioni culturali, amministrazione pubblica) per il raggiungimento di un alto livello nell’offerta formativa”, "Una buona scuola è la miglior garanzia per il futuro dei nostri figli.” Se da una parte la famiglia può presentare elementi di contesto che richiedono attenzione in termini di aiuto e di sostegno, essa è soprattutto protagonista dell’attivazione e del consolidamento dei processi che costruiscono e consolidano la Scuola di comunità. La presenza e il rafforzamento della dimensione volontaristica e cooperativistica quale elemento che rafforza e qualifica il ruolo della scuola passa soprattutto attraverso il coinvolgimento e il rapporto privilegiato con i genitori. La relazione didattica che avviene all’interno di un contesto è di fondamentale importanza. La scuola diviene così contesto organizzato entro il quale ha luogo la relazione didattica, dove le relazioni interpersonali si costruiscono in un ambiente di apprendimento che è comunità umana, professionale ed educativa, nella quale si condividono gli scopi, le idee, le pratiche, e dove le relazioni sono di corresponsabilità, di fiducia, di incoraggiamento, di coeducazione. “Tutto questo deve trovare spazio all'interno di un ambiente scolastico sereno, rispettoso delle regole e motivante all'impegno.” “Ci sono attività che aiutano questo dinamismo di regole e scelte. Conoscere le regole significa possedere la cassetta degli attrezzi per costruire; senza le regole si brancola nell’improvvisazione estemporanea, non nell’immaginazione creativa.”

  

C’è accordo assoluto, quindi, fra POF, stilato dai docenti, e aspettative e impegno che i genitori, a modo loro, esprimono da anni: l’ICS Nannini, ogni giorno, dovrebbe ringraziare tutti i genitori e i cittadini consapevoli ed aiutare tutti gli altri ad esserlo di più, con il confronto, non limitarsi a stigmatizzarne gli eventuali errori (proprio perché sono frequenti).

Per farlo, oltre ai docenti, ha degli strumenti di dialogo e di rappresentanza democratica che sono indispensabili all’efficace e efficiente impiego della corresponsabilità educativa. Uno è il dirigente scolastico, un altro, certamente, il Consiglio d’Istituto.

 

Riconoscendo i miei limiti, ferma la mia personale opinione, lascio a chi è del settore giudicare se le scelte della DS Stella Niccolai vadano, o meno, nella direzione indicata, nel POF, dagli stessi docenti cui è stato attribuito quel rispettabile intervento definito opportuno e doveroso, e se sia lecito e opportuno che genitori e cittadini, scettici, senz’altro degni di altrettanto rispetto, sollecitino frequentemente, con i mezzi loro concessi, tale autorevole giudizio, nell’intento di costruire, ogni giorno, qualcosa di meglio per tutti, ragazzi e non.

 

Una cosa risulta ovvia, però, persino a chi scrive: condizione necessaria, ma non sufficiente, per un dialogo che voglia definirsi “fra adulti” è la coerenza.

 

[1] punto 1 odg verbale CdI 7/10/14

[2] video del Consiglio Comunale di Quarrata del 30/7/15, (da 22'.25), articolo sulla seduta consiliare

[3] verbale CdI 18/6/14

[4] verbale CdI 29/5/14 e allegati

[5] tratto da registrazione dell'evento, reperibile in rete

[6] inchiesta sull'obbligo di autovalutazione

[7] punto 10 odg verbale Cdi 9/12/13

[8] allegato 8 al verbale CdI 18/6/14

[9] lettera raccomandata n. 14958650666-4, spedita il 10/1/15

[10] questo sito e i gruppi facebook  "#lascuolachevorrei" e "Genitori Scuola Elementare Catena" ne sono esempi, come le reti WhatsApp fra gruppi di genitori

[11] Si veda l'immagine sottostante: stralcio del verbale del Consiglio d'Interclasse della p.Catena, tenutosi il 2 Marzo 2015